Che cosa possiamo guardare, che cosa dobbiamo guardare, che cosa vogliamo guardare? Che cosa abbiamo il diritto di mostrare, che cosa abbiamo il dovere di non mostrare?Ma se la risposta non è mai una sola, allora esiste davvero un genere che possiamo chiamare fotografia dell’orrore, pornografia dell’orrore?
Abbiamo bisogno di dare un nome a ciò che vediamo. Abbiamo bisogno, ed è un bisogno vitale evolutivo, quasi animale, di classificare le cose che ci vengono incontro nel nostro campo visivo come buone o non buone, utili o pericolose.
Una lezione-laboratorio che facendo scorrere decine di immagini controverse (su tre soggetti particolarmente sensibili: i poveri, i bambini, i migranti) mette alla prova l’etica del giornalista e quella del fotografo nel giudizio teorico, ma soprattutto nell’esperienza pratica della decisione professionale e civile su questa domanda: cosa vogliamo vedere?